Rarissima varietà dell'ultima annata dei talleri di Augusto III Sas, il cosiddetto Banco-Taler, battuto al piede polacco.
Varietà con la firma L, dell'incisore Leupold, sotto il busto, presso gli spallacci in cuoio e con le lettere L-F (Leupold fecit) nelle estremità degli steli dei rami di palma del rovescio.
Scarsità centrale, ma moneta con uno specchio di fondo chiaro e fresco. Superficie leggermente sfregata.
Patina naturale dal bordo.
Esemplare di grande bellezza, soprattutto per questa emissione. Senza dubbio un oggetto da inserire in una collezione avanzata di monete sassoni.
Dritto: busto con corona e armatura coperta da mantello, con l'Ordine del Toson d'Oro sul petto.
D G AVGVSTVS III REX POLONIARUM
Rovescio: sotto la corona, in una corona di rami di palma, lo scudo a cinque campi dello stemma del Commonwealth polacco-lituano (l'aquila polacca e lo stemma lituano; nel campo del cuore, lo stemma a due campi della Sassonia, le spade elettorali e le strisce della Ruta); sotto le iniziali EDC
SAC ROM IMP ARCHIM ET ELECT 1756
Diametro 43 mm, peso 29,01 g
L'appassionato ed esperto delle coniazioni di Augusto III Sas, Piotr Anuszczyk, nel suo catalogo "Tymfs and orts of August III Sas 1752-1756" scrive: "L è la firma dell'incisore Leupold, che nel 1754 realizzò francobolli per talleri con e senza la firma sotto il busto. I ritratti degli orti di quell'anno nel tipo 54l mostrano una grande somiglianza, e alcuni sono addirittura identici al ritratto dei talleri. Questo ci permette di attribuire a Leupold la paternità dei francobolli per 26 varianti del tipo 54l.
A lui si devono anche i francobolli per i talleri del 1756, con un ritratto leggermente diverso da quelli sopra elencati. Questi talleri sono disponibili in tre versioni...".
Per i primi sedici anni del suo regno, Augusto III Sassone non adottò alcuna politica di zecca. Solo nel 1749 si decise di avviare la produzione di sicli e centesimi di rame. Questo compito fu svolto da tre zecche: a Dresda, Gruntal e Gubin. Nel 1752, invece, iniziò a Lipsia la produzione di monete d'oro (auguste e ducati e loro frazioni e multipli) e d'argento (talleri, mezzi talleri, monete da due ori, zecchini, orti, sestine, terzoli e mezzi totali). Da un punto di vista formale, l'abbandono delle zecche che emettevano monete polacche era illegale. Questo perché il Sejm polacco non diede il suo consenso. Lo stesso si può dire delle attività delle zecche municipali nella Prussia Reale. Danzica, Toruń ed Elbląg avviarono la produzione di zecche senza chiedere il permesso al tesoriere Karol Sedlnicki.