Rara medaglia realizzata per commemorare una delle donne più importanti dell'epoca di Stanislao, che ebbe una grande influenza sulla vita politica della Repubblica, coniata in occasione della morte di Maria Amalia Mniszech, nata Brühl.
Esemplare ben conservato in lastra GCN con nota AU50.
Dritto: iscrizione in nove righe che racchiude NON MORITUR NAM FAMA EIVS IN AEVVM FLOREBIT (Non morirà, perché la sua fama fiorirà sempre), sotto due fiaccole rivolte trasversalmente verso il basso
MARIA AMALIA COMITIS DE BRÜHL NATA D X IVL MDCCXXXVI VIXIT PIETATE VIRTVTIBVS CLARA OBIIT D XXX APR MDCCLXXII CINERES TERRIS ANIMAM COELIS DONAVIT (Marya Amalia contessa Brühl, nata il 10 luglio 1736, visse una vita di grande pietà e virtù. Morì il 30 aprile 1772. Ceneri in terra, anima in cielo).
Rovescio: Iscrizione in sei righe, intorno a O BEATAM MVTVI FIDELISQVE AMORIS CONSTANTIAM (O benedetta costanza dell'amore reciproco e costante), sotto due scudi sotto una corona gli stemmi dei Mniszech e dei Brühl, sostenuti da un grifone e da un leone
AD PERRENNEM MEMORIAM SINC CONIVGAL DOLORIS GEORG COM DE MNISZECH MOESTISSIMVS MABITVS HOC NVMISMA EXCVD FECIT (a eterna memoria del sincero dolore Jerzy brabia Mniszech, il più triste dei coniugi, fece coniare questa medaglia)
Argento, diametro 42 mm
Edward Raczyński scrive a proposito di questo oggetto: "Non si tratta di una medaglia funeraria di una donna per la quale non poteva parlare nient'altro che la sua ricchezza e la sua illustre famiglia; Maria a Mniszchowa è una persona veramente storica, quindi era ancora più importante occuparsi di questa medaglia. Ho avuto la fortuna che, oltre alle informazioni ricavate dalle opere, il conte Karol Mniszch, figlio del Gran Maresciallo della Corona, mi abbia gentilmente fornito importanti dettagli per la sua biografia.
Marya Amalia Friedrich, figlia unica del conte Henri Brühl, primo ministro di Augusto III, generale dell'artiglieria del nostro Paese, e di Maryanna, contessa Kollowrat, nacque a Dresda il 10 luglio 1736. Ricevette un'educazione accurata e ne beneficiò a tal punto che fu in grado di sviluppare un modo di pensare approfondito e acquisì le competenze necessarie alla sua condizione, riuscendo a parlare diverse lingue in modo fluente e decoroso e a scrivere correttamente. Bella (a), simpatica, ricca, ricca di virtù d'animo, nel fiore degli anni (b), divenne moglie di Jerzy Mniszech, maresciallo di corte della Corona, governatore della Wielkopolska e infine castellano di Cracovia, Sanok e Białocerkiew starosta. Il suo matrimonio si è svolto a Varsavia, con il massimo splendore. Il Primate Komorowski ha benedetto l'unione.
Una persona così illustre doveva condividere le gesta nazionali. Fu cioè la sua avversione per Stanisław August, o più probabilmente un ardente desiderio per il bene della sua patria adottiva, a spingerla verso la Confederazione di Bar e a diventarne l'anima. Acquisì una tale fama e stima, e un tale potere sulle menti, che tutto si piegò al suo parere; perché la sua volontà era pura, la sua devozione grande, la sua ragione profonda, il suo dono di convinzione speciale, la sua comprensione delle maniere straordinaria. Mantenne l'unità e l'accordo tra i capi. Sapeva come calmare gli addolorati, come far dimenticare i rancori a coloro che erano in disaccordo; era in grado di indicare cosa accettare e cosa respingere nelle deliberazioni. Così, in circostanze difficili, i suoi compatrioti cercavano la sua luce, la sua guida; la sua influenza era talvolta implorata da Dumouriez e Viomesnil, che erano stati legati ai confederati dalla corte francese; nelle loro relazioni e memorie non risparmiavano elogi per lei (d).
Nella vita domestica, fu una moglie devota, una buona madre, un'amica, un'amante; pia, gentile, caritatevole. Era anche appassionata di apprendimento. I suoi manoscritti sono rimasti in famiglia, di contenuto serio: sulla grandezza della mente, sul genio, ecc. Morì a Dukla il 30 aprile 1772. Non citerò altri elogi funebri, ma non ometterò che anche Durini, il Nunzio Apostolico, che era così gentile con i polacchi, portò la sua penna alla sua adorazione (e). Un magnifico sepolcro di marmo nella chiesa parrocchiale di Dukla ricopre la sua salma, intatta nell'iscrizione che pone le sue lodi, terminata con queste parole, che giustamente le appartengono:
Vivet apud patrios exterosque in aevum.
Nella memoria dei connazionali e degli stranieri vivrà per sempre".