Rarissima medaglia coniata in occasione della restaurazione del trono polacco ad Augusto II il Forte, dopo la battaglia di Poltava del 1709.
La medaglia è di Grosskurt, firmata sul dritto.
Oggetto praticamente non quotato sul mercato delle aste, si conosce una sola quotazione estera.
Copia con specchio di medaglia della zecca. Dettagli non circolati. Graffi locali sul rovescio.
L'occasione di acquisire una medaglia così rara e con una provenienza così importante dalla collezione Potocki potrebbe non ripetersi per molti anni. Un numismatico eccezionale per la migliore collezione di conii di Augusto II il Forte.
Dritto: figura del re in armatura, con lo scettro nella mano destra, in piedi sotto un baldacchino, su cui si trova il manto reale e un ordine dell'elefante; a destra di esso, un piedistallo con un'aquila polacca sulla parete e una corona sul poggiatesta, nel segmento GROSKURT F
AUGUSTUS II POLONIAR REX AUGUSTISSIMUS (Augusto II il più degno re polacco)
Rovescio: iscrizione in dieci righe
REGNO GLORIAM SENATUI DIGNITATEM NOBILITATI SPLENDOREM POPULO LEGES OMNIBUS TRANQUILLITATEM RESTITUIT (Alla fama del Regno, alla dignità del Senato, allo splendore della nobiltà, ai diritti del popolo, a tutta la pace restaurata).
Rant: NUBILA SARMATIAE SIC SIDERA LAETA SERENANT (Così allegre stelle rallegrano le nuvole della Sarmatia).
Diametro 53 mm, peso 58,50 g

format_quote Le medaglie qui collocate (nn. 326 - 330) furono coniate, in occasione del ritorno di Augusto II sul trono polacco, a seguito della vittoria a Pułtawa ottenuta da Pietro I, zar di Mosca.Stanislao Leszczyński lasciò la Polonia con l'esercito svedese, arrivò il re Augusto, sostenuto dalla Russia, ed emise degli universali in cui dichiarava di essere stato privato della corona solo con la violenza e di ritornare ad essa come proprietà concessagli dal popolo. In questi universali Augusto II sostenne anche che i suoi commissari di Altranstadt avevano abusato del potere loro conferito e avevano firmato condizioni che il re non aveva intenzione di accettare.
A quanto pare nessuno credette a questa scusa, e la volta successiva dimostrerà che era di fatto infondata. Sebbene il governo sassone portasse in tribunale i suddetti commissari, uno di loro, di nome Imhoff, riacquistò presto la libertà, mentre l'altro Pfingsten, sebbene imprigionato nella fortezza di Königstein, era talmente favorito che non c'erano dubbi sulla sua innocenza.
Nel 1709, all'indomani della battaglia di Pułtawa, Augusto II entrò nella Repubblica alla testa di un esercito sassone. Stanislao Leszczyński, che non aveva un esercito alle spalle, abbandonato, anche se involontariamente, da Carlo XII, dovette appellarsi a lui con dei proclami, uno dei quali, meno noto ma importante per molte ragioni, presentiamo quiformat_quote